Tira, afferra, acchiappa
allaccia, stringi, avvolgi,
strappa.
Queste le corde a me:
ch'io mi taccia.
A pali conficcati
dentro i seni
sono avvinte.
Bavaglio sulla bocca
con cerotti avvilenti
a togliere il respiro:
ch'io mi taccia.
E mi sovviene d' un tempo,
d'un sorriso, di un tu
del suo viso: balenio ingannatore
d' improvviso.
Poi più nulla.
Radicati quei pali
dentro me, nel mio ancestrale
pozzo di incespicanti memorie.
Ahhhh quelle corde,
è una tortura
senza misericordia.
Ora è lei, la tortura
che di sé ha paura.
Da me solo un sibilo
esausto, paradossale.
Attraversa il mio inquieto,
limitato, infinito.
Prima del mio silenzio:
si, ch'io mi taccia!
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