"Dove dormi?
E' con te che resterei",
disse
voltato solo in parte verso di me
sguardo a bucare il vuoto.
Sorseggiai saliva amara,
non ero ancora pronta,
tacevo.
Mi girò premendomi le spalle,
"hai perso la lingua"? chiese
"no -risposi- ma
cos'è mai la lingua se non un modo di articolare il silenzio?"
Mi guardò, lo guardai
avevo imparato da una vecchia squaw
lo sguardo di chi non vede nulla prima,
non vede nulla dopo
e improvvisamente è coinvolto.
L'occhio dell'istante trafigge sempre
come la sorpresa dell'assalto
dopo la noia sbadigliata sulla carovana
e la polvere sulle palpebre
Ecco, era quello.
"Dove dormi?
E' con te che resterei",
nessuna domanda: lo sguardo solo,
il silenzio tra noi ora non era altro che un modo di articolare la voce
non volevo più visitare sogni
non suoi.
A cullarmi era già quella
cosa che ancora
non poteva chiamarsi rimpianto
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