martedì 8 marzo 2016

Malattia in prosa

Non c' eravamo preparati. Eppure si! Eravamo preparati.
Da troppo tempo ormai la tua vista te l' eri lasciata alle spalle.
Lo dicevi tu stesso, scherzando, col tuo solito humor: vedo con gli occhi di dietro, quelli davanti si stanno riposando.
E mi guardavi ma mi vedevi come sfocata. Mi toccavi il viso come per ripassarti i miei lineamenti, puntandomi addosso quasi con rabbia, quelle tue ultime lame di vista.
A poco a poco hai smesso di guidare, e ti facevi portare: era per stare di più insieme, dicevi.
A poco a poco hai smesso anche di leggere: ascoltare musica era una vera e propria terapia. Più ne ascoltavi, più stavi meglio.
A poco a poco quelle tue mani che diventavano sempre più svelte, abili ed invadenti.
E poi i tuoi congedi dal lavoro, sempre piu lunghi ed io che toglievo dai tuoi percorsi soliti tutto cio che non avresti potuto vedete con gli occhi dell' abitudine...per evitare danni e soprattutto per aiutarti a soffocare la tua ribellione interna, il tuo pugno alzato contro Dio.
Ma speravamo. Speravamo ancora, a denti stretti, mentre la tua, la nostra notte scendeva.
Una speranza assurda, se vuoi, che però talvolta per noi assumeva i toni della certezza: dopo l'operazione tutto sarebbe andato meglio.
Abbiamo puntato su quello. .Non che avessimo altra scelta
E siamo andati avanti, rubando questi mesi alla malattia, alla notte! Ridendo, piangendo. Piangendo, ridendo. Chi di noi ha sofferto di più? Tu con la terrificante paura di divenire un peso per me, di dimenticare a poco a poco i miei lineamenti? O io con la terrificante paura che tu pensassi, che avessi paura di essere un peso per me e con la certezza, ormai, che proprio tu, solo tu non avresti più potuto vedere il mio viso, la mia espressione, tutto ciò che invece gli altri avrebbero continuato insolentemente a vedere? A vedere di me che ero solo del tuo sguardo.
E oggi il verdetto: nulla da fare!
Ti ho preso sotto il braccio e ci siamo incamminati insieme, nel sentiero ... del silenzio!
Insieme!

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