Non aveva voglia di stare lì con lui
quella sera, né altre.
I soliti rituali,
al solito tavolo, nella solita stanza,
la solita malinconia interna...
cene senza storia e senza lacrime
con qualcosa da inghiottire
senza nulla da gustare:
cena di teste mozze
e frappè di cenere
E loro, commensali assenti,
nel silenzio di brevi frasi
che quasi chiedono scusa:
“passa l’acqua, dammi il sale”
e quella solitudine aggrappata ferocemente
al suo sterno
che le impedisce persino il respiro
e ancora il grido a voce muta:
“voglio in prestito un amoreeee”.
Così ora dopo ora,
giorno dopo giorno
accompagnano alla tomba
una vita di coppia
senza guardarsi mai negli occhi
perché quelli ormai
non li hanno più.
Su quei giorni nessuno
getta un fiore
non c’è
richiesta di perdono
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