domenica 18 agosto 2019

dalla prigione (autoaccusa)



dalla prigione in cui mi trovo
piego su me stessa l'indice
crudeli fantasie
scarti invadenti:
io ascolto quel
voler dire che m'attorciglia stretta

e spira un vento e soffia e non cancella
come latte che
gocciola piano
quasi inavvertito a scolorire
lettere di un alfabeto ingeneroso

recito su una scena poi su un'altra
e applausi di dolore e fischi
dall'altra parte dell'ombra
col mio nome

l’avventura di una solitudine
senza colore
guarda di sottecchi
dentro pensieri
che inseguono inseguiti
la trama vorace che mi sbrana

senza spezzare il filo e
mai si sazia
e il quando non ha dove
e il dove non ha quando
e la parola non vuol farsi vita
e non da tregua
mentre io vivo parlo
e non ho pace




/

Nessun commento:

Posta un commento