Volto indietro la testa e mi sbafo il futuro che ho ancora alle spalle una conversione salutare per incrociare assenze ed altri giorni e riposare La poltrona che ti conosce ha il segno del tuo corpo e i braccioli sdruciti. È lì che incontro la mia assenza
È ormai sera,
come ieri anche oggi
abbiamo lavorato
per una vita
che non sappiamo.
Ci siamo divisi equamente i compiti
a te toccava te
come la sposa allo sposo o
come le ali a Pegaso e
a me ... a me....?
Cosa toccava a me,
oltre figli, cavoli a merenda
e tutto il resto?
ADAMO 2018 Pericoli al posto delle mani e artigli per parlare
senza dire pensieri intricati come rami di spine lì tra i minuti e nello zucchero per il caffè -tutti da contare e poi da scontare- Ci hanno scaraventato addosso un genocidio d'ore e di sogni
ci hanno schiaffato dentro una livrea di microchip
a inseguire
caduche eternità degli arcipelaghi del nulla
e ora
raccolta di esausti fiele di sudore beviamo con sorsi leggeri di pregiudizi edotti. Cosa sia abitare la coda della terra e non riuscire ad afferrarla!
"Se esisti per davvero-fatti avanti" .......Nina Cassian, Preghiera Se esisti per davvero non ti fare avanti è tardi ormai senza di te ho girato nei bar dai tavolini vuoti nelle stanze a pensione ho
frantumato assenze senza di te ho pensato il mio lungo racconto mostravo in giro il corpo giovane e bello per far pubblicità al cervello Tutti i miei sguardi erano più di un forse se senza di te ho schivato urti scavato tenacia nel verde delle foglie e ho raso il pelo ai morti. Ora lascia che muoia ostinata non risuscitarmi voglio vendicarmi del vuoto che c’ è in te farti capire e mordere l'assenza: se esisti per davvero sarai tu a piangere per me
Posso anche ammettere di non aver saputo osare il tempo issare le mie bandierine sui minuti Tu sfogliavi le pagine correndo e io stavo giocando a mosca cieca Ora non ricordo più il giorno della mia Creazione l'ottavo credo ma non ho contato presi tutto e subito incapace di centellinare ricordo la matassa dei giorni e delle ore: mi faceva male alla tua testa stracciandomi fremiti dai polsi e le caviglie fuori sui terremoti del nulla: quello fu il mio peso guardavo il senso distratto che viaggiava tu sfogliavi le pagine erano bianche, quasi trasparenti gli endecasillabi sciolti non coagulavano sulle virgole né sul desiderio di esprimermi che avevano le righe Il verbo principale era scomparso si era dileguato in una fuga iniettata da un avverbio L'Angelo falso gira la notte qualcosa ha fragore di tuono, sì, è quella pietra laggiù che prega ma non so cosa sia una preghiera né una pietra
Non sapeva più dove fosse
lì in fondo c’era un pozzo
profondo
cui ancora non apparteneva
ci gironzolavano
attorno dei disegni
di gambe in cerca
di scarpe e
ci andavano i canarini
a cinguettare
C’era come un sentore
di tenerezza
Farò chiudere
quel pozzo
-pensò-
su tutti i canarini
aveva conservato un petalo
di ogni colore che aveva odorato
-ciò importava-.
L' età -i suoi giorni- le si era fermata sull'unghia
pronta ormai definitivamente
per essere tagliata
il carattere
pruriginoso -sempre così-
un carattere in salita
ma a quel tipo di scala
manca la ringhiera
lancia schegge che si configgono nei
piedi scalzi.
E sanguinavano.
Il prurito: i tra-vestimenti che aveva indossato
erano stati quelli la causa
non riusciva più a distinguerli dalla pelle
li toccava
quei suoi chiodi di risate
Che almeno le prestassero un paio di scarpe -pensava- Finiva ancora col chiedere aiuto ai suoi fallimenti
Viviamo un tempo che ci corre innanzi accendiamo falò lungo il cammino la notte è gravida di noi si ode solo il fruscio del cuore e non abbiamo mai saputo di quanti cuori altrui abbiamo bisogno perché il nostro batta. Il tempo ci attende. No, non fuggo più dovevo sapere adesso so: il corpo disegna un' orbita eterna
C'è come una rotaia assassina su cui giro a vuoto o a pieno se ri-penso. Oggi come domani la memoria è solo un riassunto che ti colpisce in viso, che t'insulta per l'eternità: quell'eterna debitrice di sé ad una più grande assassina memoria a quell' altro folle insulto che lungo la strada crede di essere la nostra storia. Non voglio storia, non voglio una memoria. Mi basta l'eternità degli altri, lasciatemi il mio oggi e quel domani che forse è una pazzia
Saltimbocca Frizzanti pizzicati umori vagoni pieni di bagliori saltelli dagli aguzzi denti non contatti d'anima E resti su una linea di neve sciolta al fiato imbelle di una statua di sale Questo per te è amare io conservo l'anima in vagina
la mia immagine torna a scuotermi la carne, ad attraversarmi come fossi un santuario di schegge di ragione
viva vivente. Suda il profumo opaco altalenante dell'incenso sull'altare di un Io in combutta con le sue ferite. Si accalca su di me perplessa, mi impietrisce, si guarda attorno non riunisce le coscienze che osservano scompigliate, sa che affondano per questo è qui lei, la parte di me che appare l'unica visibile verità.
Poesia decentrata non sono io il suo centro sempre in bilico sull'oltre senza un limite all'altrove Anche l'ispirazione è saccheggiata ogni notte si nasconde la vita in vetri rotti come sospesa. Non cerco nulla ho solo un imperioso bisogno di cercare. Soffici tradimenti qualcosa attende riesce a respirare e diverso è il linguaggio volta per volta tutto è sempre possibile basta entrare nella camera delle mie parole non mi somigliano sono vagabonde.
Il cancello è aperto solo a metà. Dell'altra metà non si sa ancora nulla. Ecco: le cose sognano, sogni rabberciati nei cavalcavia, valichi deserti che li portano all' essere. Sono le nostre cose.
Immagini a random investono la calca
travestono viscere
-le nostre ormai strappate
a cespugli di realtà
e sempre
sempre le lacerano e sempre, sempre le cose le ricuciono. Ecco, siamo gli uomini delle piccole favole, delle veloci leccate di ferite commessi viaggiatori di sgarbi e di bugie. Denunciare e tradire? O lasciare l'indifferenza a fare testamento? Dell'altra metà non si sa ancora nulla.
Voglio uscire fuori da tutti i me,
tutta, non in percentuale!
È un pensiero che mi mente dentro
incapsula tratti
d'insoddisfatta nudità
perché l'amore è corpo e trema
come selvaggina al laccio,
e non sappiamo dove
I passisulla strada si ripromettevano:
ritorneremo sulle nostre orme.
Speravano in un perdono
che non volevano
ETERNITÀ Il treno stava fermo a gran velocità come il dolore, come talvolta l'amore. Nessuno sapeva dell'arrivo né della partenza Era la grande occasione da prendere al volo Io però sono caduta su una buccia di banana prima ancora
Sono ladra di figure,
inseguita
da immagini e parole,
rubo anche l'errore
-desolazione
-rivelazione.
Rubo infine i momenti alle parole
lì dove il tempo
acquista suono
ed è poesia.
la mia città Non è a noi che penserai in punto di morte, Cenere di parole sale la città che ho abitato senza strade e senza baci. Lasciarsi soffrire, lasciarsi abortire: io posso esserci.
Giorno scorticato dal tronco degli anni, quando ti attraversa la cometa, dai vetri rotti guarda su quella scia la nostra trasparenza perché nei nostri corpi peccato e santità saranno imputriditi.