di non aver saputo
osare il tempo
issare le mie bandierine sui minuti
Tu sfogliavi le pagine correndo
e io stavo giocando a mosca cieca
Ora non ricordo più
il giorno della mia Creazione
l'ottavo credo
ma non ho contato
presi tutto e subito
incapace di centellinare
ricordo la matassa dei giorni e
delle ore:
mi faceva male
alla tua testa
stracciandomi fremiti
dai polsi
e le caviglie fuori sui terremoti del nulla:
quello fu il mio peso
guardavo il senso distratto che viaggiava
tu sfogliavi le pagine
erano bianche, quasi trasparenti
gli endecasillabi sciolti
non coagulavano
sulle virgole né
sul desiderio di esprimermi
che avevano le righe
Il verbo principale era scomparso
si era dileguato in una fuga
iniettata da un avverbio
L'Angelo falso
gira la notte
qualcosa ha fragore di tuono,
sì, è quella pietra laggiù che prega
ma non so cosa sia una preghiera
né una pietra
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