"Io" taceva rattrappito
dentro me.
Languiva esanime,
privo di sé.
Talora allungava la mano,
ad elemosinar qualcosa.
Ma nessuno gli dava nulla:
per "Io" solo terra
arida, brulla.
Una timida notte
un vento lo sfiorò
improvvisamente.
Carezze accennate
senza dirgli niente.
Folate penetranti,
leggere,
profumate di tigli
e foglie di chimere.
Poi lo chiamò
impercettibilmente.
"Io" si volse turbato,
incredulo, affascinato:
del nulla il vento
s'era innamorato?
Senza pensare, si lasciò rapire
in quelle spire.
Erato era quel vento
Assurdo! O forse no?
"Io" nacque "poeta"
in quel momento.
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