ed io
a chi fui prestata
come pegno
di gratuità?
affumico
tra parole spostabili
mi avverto come
il superfluo di
me stessa
una sorta di tic
che spara spara
dentro
i lineamenti
e non fa mai cilecca
fuori tra i nomi sul citofono
quello in più
si inchina all’ironia che
gli è compagna
qualcuno ride sopra le nuvole
nessuno appare
in cielo
superfluo è anche il silenzio
in campagna
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