Randagio,
in ginocchio percorro
gli istanti che respiro.
Fiorisco ed avvizzisco,
m'innalzo da stilita
su colonne che bevono
acqua celeste come vino inebriante,
e poi mi abbasso e striscio
E vado e vengo
e sogni e speranze,
e labbra aperte al bacio
e denti che digrigno
Così cerco il qualcuno
che mi cerca.
Sassi di attimi gettati
dentro il grembiule audace e pazzo
aperto a nocche tese.
E quel "per sempre"
che volle l'attimo come bersaglio
scrivendone il sussurro
a fermo-immagine.
Quasi che il tempo fosse
il taccuino intimo
dell'eternità
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