Sto muta, impietrita dinnanzi all' accaduto
Dovrei forse dire: non lo avrei immaginato?
Certo che no; sarebbe una menzogna
E forse è per questo che sono piena di vergogna
Non ho fatto nulla per impedire che accadesse
Sperando che qualcosa, qualcuno intervenisse
A dar rimedio a una tale migrazione, che procede
Continua e che senza aiuto è solo devastazione
E così ci sono ancora morti
E morti e morti e ancora e sempre morti
Donne, bambini, vecchi, ragazzini,
Una folla innumerevole anche per i becchini
E poi tra i vivi tu vedi dei poppanti
Che succhiano voracemente
seni già avvizziti, seni stanchi
sotto lo sguardo spento
Di una madre che è come fosse assente
tanto la sua parola non conta proprio niente!
Forse pensa (lo cogli nel suo sguardo):
"Dolce, tragico, piccolo amore mio
Quel che tu succhi non è ciò
Che avrei desiderato darti io.
Io per te sognavo le mie poppe piene
Di latte che sgorgasse dolce come miele
Sognavo i tuoi sorrisi di lattante
Quelli che avevo immaginato nell' istante
In cui ti ho concepito in un attimo di ardore
Sperando che alla fine la mia miseria
Per quanto grande non vincesse amore.
Ma così non è stato: miseria ha vinto amore
E in te innocente tutto si racchiude il mio dolore!
Ma non dimenticarlo, qualunque cosa accada
Tu sei figlia vo!uta e per ciò stesso amata
Anche se sei solo il mio povero amore
Che brucia nel mio inumano strazio
Per una epocale tragedia che
non ammetterà mai sazio"
Quello sguardo di donna mi rende impotente
Fa pesare su di me una rivalsa incandescente
Mi fa fremere e sobbalzare di terrore
Perché qui non la miseria ma...
ricchezza ed egoismo hanno vinto amore!
Come un torrente in piena travolgente
tutto in me piange amaramente
Specie quando taccio, sorrido
e devo fingere di niente
Il desiderio di te non mi da pace
mi grida, mi sbrana dentro
e fuori, invece, ogni cosa...tace
Sono rimasta sola ad abitare
il castello interiore che per me
avevi fatto edificare
per la mia gioia, per il nostro amore
per tenere lontano ogni altro rumore
Ora va via, va via dalla mia mente
lasciala libera dall'inesistente.
Non riconosco più in te una presenza
che non sia quella della tua assenza
Svanisci dal mio ricordo lacerato
Non voltarti a vedere ciò che hai lasciato
Questo ora riguarda me,
mi copre di grigiore
mi lascia solo il volto del dolore
Sei solo un'ombra nera che si affaccia
dentro la mia memoria. E' ora che tu taccia!
Si, ti farò tacere insieme al mio tormento
Si, ci riuscirò, é tanto che ci tento!
Il tuo abbandono non conosce dono
Appanna in me ogni istinto di perdono
Si prende tutto e a me non resta niente
Lascia dietro di sé vapore bollente
Digrigno i denti in una smorfia atroce
che tutto spazza via, anche la voce
Intreccio mani e dita per schiacciare
il tuo fantasma che vorrei cacciare
e le sagome amare, evanescenti
piene un tempo di noi, e adesso fatiscenti
figure amate che vorrei scordate
e che invece ancora affollano indignate
nel triste gioco della tua mancanza
le stanze vuote della dissolvenza
Avrei volute da te gocce di inebriante assenzio
e tu mi immergi invece in un silenzio
che per me suona ora disumano
perché svuota di senso la parola "t'amo"
Vorrei cogliere l'attimo fuggente
dirgli: senza di me tu non sei niente!
Tu hai bisogno della mia memoria
di qualcuno che afferri la tua ora
Averti tra le mani, fremere di esultanza
affondare il viso nella tua fragranza
Guardavo lui negli occhi con amore
il momento era pieno di tutto il tuo fulgore
Poi svanisti, fu dolcezza estrema
fummo viva speranza
ed il mio cuore al ricordo ancora trema
Il tuo raggio di luce ci avvolse fulminante
rese trasparente il mio sembiante
Ah! Vorrei cogliere l'attimo fulgente
Lui è tutto ed io non sono...niente!
La pulla era appoggiata ad un angolo di strada
Aspettava il cliente per fare la serata
Era buio, era freddo. Era tutta ghiacciata
Tanti erano passati. Nessuno l' aveva fermata
Non era più giovane, era anche stanca
in quell' angolo non c'era alcuna panca
Sperava in una macchina per potersi scaldare
Dopo la sosta inutile di tutte quelle ore
d' improvviso qualcuno le si accosta
le fa cenno col dito, le apre la portiera
Lei entra veloce leggera
svolazzante come una capinera
La macchina prosegue, affonda nella notte
lascia alle spalle la strada
con le corsie interrotte.
Imbocca una traversa, va verso il cimitero
Non ci sono lampioni. Intorno è tutto nero
Lei guarda di sfuggita il guidatore
Non che le importi molto: chiunque le va bene
qualunque sia il sembiante, purché, com'è ovvio,
fornito di ... contante
Lui non le dice niente e lei niente risponde
L'occhio però si poggia sul volante
Sobbalza impietrita: le mani che lo stringono...
di magrezza scheletrica
Davvero impressionante!
Si gira assai stranita
sul sedile dietro vede poggiata
falce di solito con morte raffigurata
Un dubbio ora l'assale: ha pronta una risata
Chi sarà mai costui che ruba l' arnese di lavoro
Al bieco personaggio togliendogli il decoro?
Si volta verso il tizio che intanto ha posteggiato:
ci siamo forse visti prima? -chiede con simpatia-
Una di queste sere? O cominceremo adesso
A gustare insieme amore?
Il tizio non si gira. Tiene nascosto il volto
Dentro un grande cappello calato fino al collo
E risponde gentile alla matura pulla
No, non ci siamo mai visti in precedenza
Perché a chi incontra me tempo più non avanza
Stasera però voglio fare un' eccezione
Voglio provare amore come tutti i mortali
Perché sono io che determino il loro essere tali
La prestazione quindi sarà da me apprezzata
Tranquilla: quella falce non sarà proprio usata
Voce dall' oltretomba esce da quella bocca
La pulla trema tutta dal terrore assalita
Finalmente ha capito chi se l'è caricata
Ma intrepida riprende anche se ė atterrita
Come potrai toccare la pelle mia dato
Che chi ti incontra ci rimette la sua?
L'eccezione mia cara consiste proprio in questo
Che io ti sfiori e ti ami senza esserti molesto
Del resto tu capisci se depongo la falce
E vengo a te dappresso
è perché voglio toccarti tutta ma...
non voglio il tuo decesso.
"Questo mi rasserena. Ma com'è che hai il denaro?"
Aggiunge lei sfrontata, ormai rassicurata.
"L'ho preso al tuo magnaccia,
l' ho incontrato per strada
e cosi l' ho tranciato
Sarai pagata bene: era carico d'oro
eri tu il suo tesoro"
La morte va a puttana: proprio cosa strana
Pensa la pulla attonita e s’alza la sottana
La morte cerca amore anche se prezzolato
L' amore non vuol morte nemmeno se è acquistato
Di lui sono io più forte
adesso lo capisco
Stretta tra le sue braccia
quasi mi intenerisco
Avverto che ha bisogno di un poco di calore
Perché anche dove è morte
deve esserci amore!
Tu sei lontano.
Dal mio giorno fuggi come un ladro notturno
Tu sei vicino,
forse, perché presente in me è il tuo fuggire
Ti lascio andare.
Tu sei il passato. Inutile trattenerti
anche se non t'ho scordato
Le mie labbra brucianti
vorrebbero fermarti
L'anima mia impazzita
ricorda quei momenti
Ti lascio andare.
Non c'è più posto in me
per la memoria.
Per la memoria che ho di te.
Lontano da te,
disegnerò un sembiante
che ti somigli un po',
che ti ricordi amante
Ti lascio andare.
Nella nebbia della mia memoria
confusamente, forse, riapparirai ancora
Pallida ombra ormai
che un tempo amai
sulle onde del vento
della mia passione.
Ti lascio andare.
Senza più nulla aggiungere,
lascerò che amore scivoli via
senza far rumore
Non c' é mai stato un momento
in cui tu non ci fossi
anche se talvolta i miei percorsi
assai volentieri li avresti rimossi
Eri la premessa da cui iniziare
oppure la conclusione cui arrivare
Spesso eri il mezzo di cui mi servivo
perché il mio spirito si sentisse vivo
quando ero inquieta mi rasserenavi
quando ero incerta mi rassicuravi
quando ero felice ne eri tu il motivo
quando ero affranta era in te che confidavo
Forse per questo non ho mai accettato
di lasciarmi a un certo punto relegare
in un piccolo angolo del tuo cuore
quello dove si mettono le mille cose da sbrigare
cui si tiene, sì certo, ma che possono...aspettare
Non l'ho mai accettato e la ragione è chiara
da lì potevo soltanto sbirciare di soppiatto
quel che a tuo avviso andava o meno fatto
Senza parlare, senza dialogare,
senza che ci fosse mai nulla da obiettare
Quasi che in una polverosa cella della tua presenza
mi avessi segregato prigioniera
chiudendone la grata col lucchetto
e poi avessi buttato quella chiave
nel grande mare delle cose tue da fare.
No! per te avrei voluto essere speciale
L'unica che avresti potuto amare.
La donna "ideale" se tu vuoi, anche se l'"ideale",
lo sapevamo entrambi, avrebbe dovuto poi
sprofondare gioiosamente nel "normale".
E invece sono rimasta sola a contemplare
te che sprofondavi, si, ma sempre più in te stesso
lasciandomi senza il mio compagno
cui sempre avrei voluto stare appresso.
Così mi é toccato masticare una quotidianità
non certo da...esportare.
Quella di chi si sente dire: basta!
E' tempo adesso che tu vada...a calare la pasta!
Ora ti avverto assai invecchiato.
Il tuo giudizio non é più quello di un tempo
svelto, deciso, da tanti condiviso.
La prestazione non è più quella di prima
e fa un po' fatica a ritrovare la rima
La nostra storia insomma è stata questa.
Come tutti, avremmo voluto che fosse eccezionale.
Alla fine, tra una tempesta nel bicchiere e un'altra,
é risultata tragicomica e a tratti anche banale.
Se potessi, certo, la riscriverei
tanti sono stati i nostri fiaschi.
Ma, é chiaro, non si può!
E allora auguri a tutti e...figli maschi!
PS
Ma perché poi "figli maschi"?
Noi donne, è risaputo, siamo molto meglio...
Ho un tavolo nella mia mente
Dove ordino le cose del passato
Ma anche quelle del presente
Ogni giorno li mi siedo a lavorare
Su me stessa: per potermi poi affrontare
Mi piace stare così a pensare a me
Tranquilla riposata senza fretta
A far bilanci oppure a progettare
Quel che dovrò fare e anche
Quel che sarebbe meglio evitare
Ieri ho riordinato tante cose.
Erano proprio tante e non tutte erano rosee A destra ho messo tutte quelle belle,
Quelle che non danno un brivido sulla pelle
Ma ti fan sorgere sulle labbra un sorriso
e non increspano le rughe sul tuo viso
Guardavo forse con un pizzico di rimpianto
Scorrermi davanti la parte bella
Del film della mia vita e pensavo soltanto
Che in fretta era fuggita
A sinistra ho messo quelle brutte
Che hanno ferito il cuore, e abbassato Il quoziente della felicità che mi è stata riservata
E che, completa, a nessuno mai viene data
Mi venivano incontro lentamente
Come volessero ancora infiltrarsi nel presente
Erano ormai ombre vaghe. Ricordi stanchi
Ma talvolta più che mai struggenti
Si affacciavano sempre lancinanti
Risalivano su su dal cuore in gola
Lacrime rampicanti e quei singhiozzi
Ancor' oggi nessuno li consola Carte della memoria che non puoi stracciare
E con i quali i conti non finisci mai di fare.
Sono loro che di me hanno fatto una ribelle
E increspato di rughe tutta la mia pelle
Ma una cosa speciale al centro s' è piazzata
Direi da sola. Non sono io che ce l' ho posizionata.
Non c'è polvere sopra. È roba fresca Ed ha uno strano odore accattivante
Che posso dire: come di buon pane fragrante!
Ho provato a spostarla, a metterla da parte
Ma a nulla è valso. E' sempre tra le carte
La trovo al centro della scrivania
Decisa a non farsi buttar via. Anzi:
Mi viene di continuo sotto gli occhi
Come campana di cui sento i rintocchi
Vi ho guardato dentro, allora, con circospezione :
Non volevo che fosse la sua presenza a farla da padrone Tra quei miei ricordi pieni di passione E lì con sorpresa sapete che ho trovato?
Ho trovato qualcosa che nessuno mi aveva
Mai insegnato: una preghiera
sempre nuova e antica, la cui presenza
Avevo come in me smarrita:
'Io non so chi Tu sei né se ci sei
So però che se non ci fossi inventare ti dovrei.
A Te sempre si volge il mio pensiero Quando distratto insegue il desiderio
Se al tavolo della mente misuro la mia vita
Cercando di capire poi come è finita
Ti trovo sempre pronto a raccattare Ciò che per conto mio preferirei scartare
Tu mi stai dietro, di me non butti nulla
Quasi fossi ancora dentro la mia culla
Errori e azioni belle, tutto prendi
Come mia carne viva li comprendi
Ciò che io condanno, il tuo sorriso assolve
E verso un radioso orizzonte lo devolve
Accogli a braccia aperte ogni dolore
Perché, se tu ci sei, non puoi che essere Amore"
Spero in te, spero in me. Cosa spero? Non so
So solo che ciò che spero va contro il mio pensiero
Si accosta al desiderio, alla voglia che ho di te
Ma ciò non basta ancora perché al tuo desidero
Si accosta troppo il tuo pensiero
E insieme fanno si
che non so se starò bene lì
La fiamma che mi brucia,
che invade il desiderio, litiga col mio pensiero,
Mi blocca sul sentiero
Il primo dice: vai! Se rinunci mai più lo assaggerai.
Il secondo ribatte: attenta cosa fai?
Se segui il desiderio, guarda, te ne pentirai!
E io sono lacerata.
Da queste due belve affamate devastata
Senza saper cosa fare, senza sapere dove andare:
Seguire il desiderio? Seguire il mio pensiero?
Sapete che vi dico? È ora di dormire
Io vado a nanna e spero che un buon sonno
mi faccia ristorare e faccia alla fine incontrare
il mio pensare e il mio desiderare
Oppure, se ciò non avvenisse,
spero che uno cancelli
anche l' ombra dell' altro,
Sicché alla fine io possa
Porre fine al dilemma
E tranquilla, serena, andare a trovare...
...la mia amica Emma
Attento a non riempire il tuo cuore di ciarpame
Mi disse una volta un saggio
Vedendo che ero stata sedotta da un miraggio
Sappi che sfrutta l'umano desiderio
La voglia che ognuno ha di stare in primo piano
Cercando qualcosa che di lui sia degno
E non dovendo dare sul momento niente in pegno
Persone, oggetti, sentimenti vari
Moti dell' anima, del cuore, della mente
Prende di mira e non lo ferma niente
Una tela di ragno tesse a te d'intorno
E ti ci incastra come fossi tonto
La tua vanità accontenta col suo charme
Avvoltolandola in piacevoli idiozie
E ti incanta velandoti lo sguardo
Impedendo che esso penetri più a fondo
Come in un sogno ti fa navigare
Da una futilità all' altra facendoti passare
Ti accarezza, ti avvolge suadente
Sembra volerti convincere che il resto non vale niente
E tu preso dentro la sua tela,
Novello Adamo, mordi quella mela
E quando il tentatore ti appalesa l' arcano
È troppo tardi: con un pugno di mosche
Sei rimasto in mano