martedì 28 giugno 2016

IL NOI D'AMORE

IL NOI D'AMORE

Io accolsi te
come chi prende.
Io accolsi te
nel sapore della memoria.
In quel sapore
che hai di me.
Giacqui
rotolandomi in te
come in un cerchio:
senza inizio
ne' fine.
E tu in me.
Cosa di noi adesso?
Masticammo
dolce e amaro.
Fummo terra
e ci scavammo.
Fummo acqua
e ci affondammo.
Fummo fuoco, fuoco, fuoco,
bruciammo.
Il vento sparse
le nostre ceneri
e le ingoiammo
ancora calde.
In giro di noi
non c'è più nulla:
è il noi d'amore.


COMMOZIONE


COMMOZIONE


La commozione è il 
primo sobbalzo 
del cuore;
il suo saluto spontaneo

AUDACIA





AUDACIA

Era lì l'appuntamento:
nelle mie incertezze.
Tutti i miei sensi
pensavano dì trovarmi lì,
Anche i pensieri.
Ma io non c'ero,
stavo a contare
la distanza
che mi separava
da me stessa.
M'inseguivo veloce,
quasi ad occhi bendati,
ed ero inciampata
nelle mie parole.
Loro andavano fuori di me,
per conquistare,
ammaliare, incantare, sedurre.
E allora i miei sensi
e i pensieri
si diedero appuntamento
nelle mie parole.
Audacia!



iL CUSTODE DELLE PAROLE

IL CUSTODE DELLE PAROLE

Tra le parole
ci sono ansie incandescenti
e porte chiuse.
E trabocchetti.
Chi ne era a guardia?
Chi le abbandonò
a se stesse e loro
si perdettero
rincorrendosi,
nascondendosi,
celiandosi a vicenda?
Erano parole giovani,
selvagge,
imprudenti,
senza discrezione.
senza referenze.
Senza nessun livello di istruzione.
Abbordavano i sogni.
Non si lasciavano
imprigionare dalla pagina,
volevano essere pronunciate,
contro ogni oblio.
Qualcuna si promise
a chi la lasciò dire.
Custode, sorveglia le tue parole,
sorveglia anche me:
sono ben io parola!

PENSIERO D'ESTATE




PENSIERO D'ESTATE

Un pensiero
attraversò
caldo
una stella.
Le sue note
ciondolarono
gioiose
ad una ad una
poi
si persero
nella notte d'estate,
E l'estate pensò
di illudere il pensiero
con le stelle
mentre
solo le note
caddero su quella calura
in quel musicante
silenzio

TEMPO SCADUTO

TEMPO SCADUTO

Inafferrabile lotteria
del tempo.
Punto sul rosso e sul nero.
Non voglio perdere.

Un dito indica me
lassù dal fondo.

Mi resta un unico occhio
con cui vedere
l'ultima parola
che l'orecchio
ha udito:
tempo scaduto

QUEL GIORNO UNA CROCE







QUEL GIORNO UNA CROCE

Quel giorno si soffermò
nel tempo.
Rimase immobile,
quasi sospeso
per identificarsi,
per non dimenticarsi.
Quel giorno
si guardò allo specchio
ma non si vide.
Al suo posto,
vide una Croce
galleggiare infissa
nel tempo.
Stava appesa a un uomo.
E fu l'inizio:
la promessa firmata
nella carne.
Legno di carne.
E fu la fine:
un uomo appeso
a una croce:
carne di legno







sabato 18 giugno 2016

ACCADDI NEL BUIO


ACCADDI NEL BUIO


Io accaddi nel tuo buio
in un tuo tempo
azzurrato,
come forse era scritto.
Qualcuno se ne accorse:
un gatto che passava
e miagolò.
Cercava lische,
fu deluso,
ma salutò educatamente.
Tu remavi contro, a vela
con vecchi fazzoletti
sciorinati al vento
di domande
amare.
Masticavi aria
dura e respiri
ingarbugliati
Non giungesti
mai
in porto.

Io accaddi,
e tu
non te ne accorgesti.
Decidi ora
del mio dolore
che non ti ha attraversato

A VOLTE





A VOLTE

A volte,
quando ti vedo ancora
in trasparenza
attraversare al galoppo
la mia vita,
e sento
il tuo sguardo
trapassare di sfuggita il mio,
-irraggiungibile incrocio-,
sobbalzo e penso
che sei in dormiveglia,
in attesa.
Penso
che ti senti solo

giovedì 16 giugno 2016

STRANO INCONTRO




STRANO INCONTRO

Era uguale e diversa la strada
Per me tracciava rette e per te cerchi,
taceva il senso
dove eravamo ancora
già non eravamo più

Come per caso,
incespicasti in me
ti mettesti di traverso.
Non so se fu sgambetto,
ti finii addosso.
Perché?

Avrò nel mio futuro il tuo mistero
le tue mani vuote, il tuo girovagare
affaccendato e un po' retrò?
Ma in fondo,
cosa ne so di noi,
di quel che ci accadrà?

Non occorre risposta,
non sempre l'anima
si dà,
non sempre è pronta.
Se la tua anima non si fa la barba
lasciala incolta e un po' beffarda.
Che me ne faccio
di un'anima in abito da sera,
attenta a non sgualcirsi
il farfallino?

L' intimità riguarda
adesso
lo sguardo.
E' direzione del pensiero:
dove si volge e dove posa,
trafiggendo silenzi
e squarciando veli ignoti.

E' sapere che ci sei
in una qualunque
profondità di me.



























                                                              

AMARTI

AMARTI

Amarti
è una certa movenza
del respiro,
una certa intenzione
dello sguardo,
un vessillo colorato
brandito attraversando
il sogno,
un mendicare
una rotta alla mia voce
atona,
un balzare in sella
ad un focoso destriero
nel pianto e nel dolore
È un far violenza
al tempo, sorridendo
in quest' ora.
Un lasciar solo
il vuoto che c'è in me.

mercoledì 15 giugno 2016

MISERICORDIA







MISERICORDIA

Di tenerezza solo voglio parlare
Quella che giunge
a sera
nel crepuscolo
di ogni calda emozione.
Mi porge la sua mano
ed io l'afferro.
No, non voglio che fugga,
è da lontano che viene
d'ogni strada del mondo,
porta il dolore vinto,
il perdono del cuore.
Voglio tenerla stretta
E' la misericordia
dello sguardo
che su me si posa
e m'accarezza
prima che il gallo canti
ed io tradisca ancora.


martedì 14 giugno 2016

la tua intimità

LA TUA INTIMITA'

Voglio divorare
la tua intimità brusca
e selvaggia.
Infilarmici dentro,
farla a brandelli
vivisezionarla, violentarla.
Voglio sentirla gioire
senza difese
a questo assalto
indiavolato.
Voglio  pensarla
nella mia,
addomesticarla.
Poggiarla sulla lingua,
assaporarla
come si assapora
d'estate
un' anguria succosa
e la si beve.
E poi chiederti:
"Dove sei?"

L'EREMITA DEL SILENZIO

L' EREMITA DEL SILENZIO 

La montagna del silenzio
si erge là, sul fondo,
solenne imponente
a me che guardo.
Frecce di parole
lancio dall' arco teso
della bocca.
Vanno a perdersi
dentro invisibili grotte
a te ben note,
e in un urlo
il mio spirito
si schianta.
Tu al mio fianco 
raccatti polvere urlante
e come un seminatore
la spandi.
Io ti guardo nel deserto
dei tuoi occhi
Eremita del Silenzio,
mentre abbracci 
la mia parola
nella culla della tua anima
e finalmente prego.

Il FIORE DI NESSUNO



Il FIORE DI NESSUNO


Il cane abbandonato
ha raccolto il fiore.
Quel fiore è di nessuno
e nessuno lo vuole.
Non ha bellezza,
non ha colore.
Serve per fermare
sul ciglio della strada
pallidi sentimenti
che non sanno volare,
che non capiscono
bene dove andare.
Timidezze interiori
malformate,
in trasferta
sotto quel martello
che si chiama Paura
e che ti guarda mentre
sgranocchi sale.
Il fiore di nessuno
non profuma
e nessuno lo odora
è ingombrante e oscuro,
è di tutti,
come il cane abbandonato.



LA DIMORA DEL TEMPO

LA DIMORA DEL TEMPO

Andai in cerca
della dimora del tempo,
ma non la trovai.
Nemmeno il tempo
la trovò più.
Troppo consunta
e sgangherata,
una notte di vento
che faceva sul serio
se l'era portata via.
Gli era rimasto solo
il vecchio orologio rotto
che batteva le ore
e correva sempre avanti.
Per questo
adesso il tempo
non sa più dove andare:
agitatissimo ospite,
abita in noi,
ma ha sempre fretta di andar via
mentre il suo orologio
malinconicamente
scorre le ore.

QUANDO TI VEDRÒ

QUANDO TI VEDRO'

Quando ti vedrò
non ci sarà alcun terremoto.
Mi tenderai la mano
in un largo sorriso
ed io la stringerò.
Quando ti vedrò
so già cosa guarderò di te:
le tue scarpe!
E le amerò.
Saranno state loro a portarti a me.
Sarà finita la fase
dell' attesa e un' altra
forse, né comincerà.
Ci diremo qualcosa?
Non lo credo.
Solo mi abbraccerai
moltissimo ma
...non mi bacerai.
Forse non ti piacerò più
e forse tu,
nemmeno tu mi piacerai più.
Ma la mia anima
si desterà ancora nella tua
e insieme parleranno
l'indiscreto linguaggio della carne.
Non dovremo disturbarle.
Quando ti vedrò
guarderò le tue scarpe
e le odierò.
Saranno loro
a portarti via da me!

lunedì 13 giugno 2016

LE MIE PAROLE

LE MIE PAROLE

Il vento trasporta oggi
le mie parole
nell'aria sorda
e ai limiti del tempo.
Come impalpabili
fiocchi di neve
le spande.
Urgono su di te.
Sono goccioline leggere, trasparenti,
ti bagnano.
Soffici e morbide
ti agguantano,
ti scavano anche
una capanna nell' anima.
E tu tremi, vacilli: stai per cadere,
eppure io dicevo
soltanto: "per sempre"

LA LACRIMA DEL MONDO



LA LACRIMA DEL MONDO

Lassù, in alto
sospesa
in uno sguardo
che troppo ha visto,
c'è una lacrima.
È la lacrima del mondo.
La scorsi un giorno,
era vuota, aguzza
come lama di ghiaccio.
Stava lì,
trepida
pronta a cadere.
Attendeva forse
di essere asciugata.
E venni a lei. A dimora.
Ciò che
lei vide,
vidi.
E piansi anch'io,
ma lei,
lei non si sciolse.
È una lacrima amara.
Sentii dire
da qualcuno
che era l' ultimo rifugio.

COME NASCE UN RICORDO




COME NASCE UN RICORDO

Dietro i vetri del sogno
era il ricordo
a tutto asservito,
da tutto assediato.
Non poteva decidere di sé.
Messo lì a fotografare
macchinalmente.
Incapace di reagire,
incapace di fuggire.
E tu nuotavi nudo
nel presente
dell'anima mia
allagandola di te.
Ti aggrappavi al vento,
era il tuo trampolino,
e ti tuffavi nudo
dentro il mio spirito.
Furono spruzzi, onde, invasioni.
Poi giacemmo.
Immagini si costruivano:
...la nostra alcova.
Fotogrammi di ricordi
spezzarono il vetro del sogno.
Fuori il buio, la notte
a spazzare quei vetri.
E tu non c'eri più.
Poi giunse l'alba
e il ricordo fu solo



Unter den Linden



UNTER DEN LINDEN

Vorrei
Vorrei me stessa e te.
Me stessa come sogno
te come realtà

L' Unter den Linden
è pieno oggi
del profumo dei tigli.
Mi riempì di strani desideri
una folata di quel profumo.

Mi avvolse,
quasi dovesse essere un sogno
a trasformarmi in me.
Profumato era il sogno
Profumata anch'io.

Volevo per me la meraviglia
e prescrissi al sole
il suo cammino.
Mi conduceva a te.
L' Unter den Linden sogna.

Dentro i tigli ero io.
Poi venne il vento
e caddero le foglie
caddi anch'io.

Fu così che finì.
Tu restasti il sogno.
La mia realtà fui io.

sabato 11 giugno 2016

NON ERA UN SALICE

NON ERA UN SALICE

Non fu sotto un salice
verde,
in riva a un lago
romantico
col sole al tramonto.
No.
Sotto il tavolo
mi prendesti la mano,
in un giorno
qualunque,
perché nessuno
vedesse
e la stringesti
piano piano,
poi forte forte.
Nemmeno io vidi,
ma il tuo palmo bruciava:
e io sentii silenziosa
la tua parola guardarmi dentro.
Sotto il tavolo mi avvinse.
Fu così tra di noi.

IL TUO SGUARDO



IL TUO SGUARDO


Laggiù, laggiù
sul fondo dei tuoi occhi
s' intravede il tuo sguardo.
Gemma preziosa
e rara la sua carezza.
E tutto ha inizio.


pesca miracolosa


PESCA MIRACOLOSA

Nel mare del tuo sorriso
io getto l' amo della mia bramosia
e la pesca è miracolosa

LA NOIA

LA NOIA

La mia noia
mi fa sempre
la predica.
Altrimenti
si annoia.

NEL BORDELLO

NEL BORDELLO (filastrocca rotta)
Nel bordello
c' e' una giovinetta,
carina, piccoletta.
Prende i suoi anni,
ne fa un mazzo con il nastro dei capelli,
poi li offre all' attempato
dongiovanni pensionato.


Nel bordello
c'è una donna
agita la sua gonna,
prende i suoi anni
ne fa un mazzo con la cinta della veste,
poi li offre a quel signore
che l' attende già da ore.


Nel bordello
c'è una vecchia
col belletto sulla faccia,
prende i suoi anni
ne fa un mazzo con
la cinta dei calzoni
che ha levato al
suo magnaccia:
delle altre andava a caccia.


L'ha sgozzato
col suo dente acuminato
e ora giace lì per terra,
mezzo nudo e insanguinato.

Nel bordello...,
Ahahaha!

UN ATTIMO E' PER SEMPRE



UN ATTIMO E' PER SEMPRE

Vi é un attimo
in cui tu resti per sempre
oltre te stesso,
per me,
ancora solo per me
ed io per te.
Non contammo le carezze:
non ci fu la prima
non ci fu l'ultima.
Ce ne fu una sola.
Poi fu la voce,
la mia che ti attendeva,
la tua che
mi chiamava.
Da vicinissime, infinite distanze,
la sua eco ci avvolse,
nell'incanto ci sciolse.
Vi è un attimo
in cui tu resti per sempre:
la tua figura,
quieta come un mare in tempesta,
a far trambusto
nel mio spirito,
ad arruffare di nodi
il desiderio.
Versami quell'ebbrezza
dove voce risuona
tra luci d'amore
e bisbigliando
tenere frasi,
nell'amor si spegne.

AMARE-NE





AMARE-NE



M'accade talvolta di pensare
cose amare,
come le ciliegie una dietro l'altra.
Stritolati i noccioli
tra le piume del cuore,
non se ne va quel fiele.
Mi accompagna,
come vento impetuoso
solleva la mia gonna.
Mi lascia nuda
e sola
e amara anch'io.
È allora che tu,
continuando a rincorrere
felice e ottuso
le tue ore,
volgi la testa
ed hai pietà di me.

venerdì 10 giugno 2016

DIMMI, POETA

DIMMI POETA 

Dimmi, poeta: 
chi desidera contar le tue parole?
Adagiati al suo desiderio:
le tue parole 
sono tutti i sospiri  ed i lamenti 
di chi non sa parlare,
di chi non sa tacere
ed è solo capace di vibrare.

AMOR MIO





AMOR MIO 


Sento amor mio
sulla mia pelle le tue parole andare.
Vorrei fermare il brivido che mi accarezza
e la tua forza e la mia debolezza.
dentro me.
Scrivere queste parole?
Le ho già scritte, non sai?
Le leggerai con gli occhi del tuo cuore 
sulle gomme del tuo affaticato andare
mentre accanto a me percorrerai, 
ora lento ora veloce, spazi delicati e audaci
Vedi, il vento spazza le foglie dell’anima,
ardiscono i germogli, è primavera
lassù sul monte e sul ruscello a valle
e l’essere mio ansante
si volge ad incrociar sguardi interrotti
di chi, con un salto, se stesso sofferente
ha attraversato e adesso quieta.
L' anima tua mi sfiora fuggitiva.
So che è la tua,
ne riconosco il timbro a prima sera.
Anch’essa ora zampilla, 
inonda il mio viso di frescura,
e la tua premura che sempre l’accompagna,
nell’attimo infinito del tuo canto
ora mi culla.

IL PESO DI UN AMORE


IL PESO DI UN AMORE

E il tuo sguardo chiaro
cresce dentro me
e il pensiero di te.
Li avvolgo lì
nel tepore del mio sesso
quasi morbida coperta
intessuta di stelle
e filamenti lunari.
Oscurato è adesso il cielo
e non mi mostra a te.
Stolta ogni immagine sarebbe,
più non ti tratterrebbe.
La mia voce poi
forse ti tradirebbe.
Nutro ricordi
e sensazioni
intrisi
di inverecondo desiderio,
di pazze illusioni.
Quanto pesa l'infinito
di un amore?
Piego coi denti dell'anima
i piatti di quella bilancia
che vorticosamente ondeggiava
e dolcemente
ad ogni nostro osare.
Aggiungi aggiungi ancora
un grammo di me
un grammo di te-
Tremo a vederla ancora misurare
gli invisibili e mortali grammi
di un amore che è finito già,
ma forse
solo a metà.

L';ALTRO DI TE

L'ALTRO DI TE 

Non dirmi che fingo
di non capire
solo perché mi rifiuto
all'avido tuo sguardo.
Dimmi piuttosto 
che ad invitanti intimità
tu alludi, quasi che per scavar
nell'oro della bramosia
ti bastasse una posa
di facili grembi
e a notte ascoltare parole
di fuoco che, fatuo,
ti si riversa addosso 
svanendo
ad ogni alba del tuo spirito.
Ma io cerco l'altro di te,
nel punto d'amore affisso,
che forse ora rinneghi
e temi di incontrare.
E che, malgrado te,
rimane in me.

giovedì 9 giugno 2016

IL SILENZIO SI DIVERTE

IL SILENZIO SI DIVERTE

Il mio silenzio
si diverte,
mi porta a spasso.
Se tu lo annoi,
va a far festa
da qualche altra parte
con la mia ombra,
come se io e te
non ci appartenessimo più.
Ma te ne accorgi,
ti infili le parole in tasca
e lo baci.
Ora sei col mio silenzio!
Mi ritiro in disparte:
"fate come se non ci fossi".
.






martedì 7 giugno 2016

LA MISURA

LA MISURA

Una misura.
Una misura cerco,
per potermi misurare:
ecco, laggiù i miei limiti.
Vagano attorno a me
imprecisi e oscuri
mi vengono incontro
incombenti
Qualcuno un tempo
mi misurò,
ma non svelò nulla
Dov'è ora
la sua misura?
Forse distrusse il metro,
lo inghiottì
per non farmi
morire
o
pr non farmi ridere

CONGEDO

CONGEDO 

Lascia che adesso
per un attimo
torni
ciò che abbiamo
amato
Che, come un gran signore,
ci venga a salutare
E il suo mantello
su di noi
ancora per un attimo
distenda,
dove ebbe luogo vita
e noi con essa.

LA VOCE

LA VOCE 

Ecco, la tua voce
attende la mia.
La mia
attende la tua.
Nel suono della tua voce
è il mio silenzio
Dentro la mia voce
è il suono del tuo silenzio.
Melodia.
Il tuo timbro
mi coglie
di sorpresa attesa.
Da vicinissime e infinite
distanze
la sua eco
mi avvolge,
e poi
Nell'incanto
mi scioglie
Versami quell'ebbrezza
dove la voce
risuona
tra le luci d'amore,
e infine tace

lL PADRONE DEI RICORDI

IL PADRONE DEI RICORDI 

Chi come te è padrone
dei miei ricordi
sfoglierà
il mio giornale
intimo,
personale.
Eppure, io senza te
ho vissuto
ho gioito,
ho fatto anche l'amore.
Ma forse,
forse non ho più amato.

Qualcuno
l'avrà scritto sul giornale,
sicché si possa
leggere
il segreto?

LA VALIGIA

LA VALIGIA 

Mi cerco sempre
dove so non esserci
perché é là
che sempre
sarò.
Mi penso sempre
nel mio non pensare
perché é
in quello spazio
che mi attraggo a me
La mia valigia
mi porta con sé
ed io,...
ed io la porto
con me.
Ho fatto un bagaglio
di me stessa.
Mi trasferisco:
lì dove non sono
c'è grande spazio,
Forse un giorno
svuoterò la mia valigia.
Sarà pericoloso?



Oggi ho fatto un bagaglio 
di me stessa
e alla mia valigia 
mi sono consegnata
perché mi porti con sé
mentre io la porto con me.
Ha il colore del mio pensiero:
il rosso del mio desiderio
E' lei me stessa
e il mio lungo andare.
Il logorarsi del suo manico
che, mezzo rotto, 
gira in tondo
é il mio vagare.
Forse un giorno
il mio desiderio
svuoterà la mia valigia
e la mia valigia...
Che ne sarà di lei?
Sarà pericoloso?




domenica 5 giugno 2016

LA MORTE E LA MIGNOTTA

LA MORTE E LA MIGNOTTA (favola)

La pulla era appoggiata ad un angolo di strada
aspettava il cliente per fare la serata.
Era buio, era freddo, era tutta ghiacciata;
tanti erano passati, nessuno l' aveva fermata
Non era più giovane, era anche stanca
ma in quell' angolo non c'era alcuna panca.
Sperava in una macchina per potersi scaldare
dopo la sosta inutile di tutte quelle ore.

Ecco d' improvviso qualcuno le si accosta,
le fa cenno col dito, le apre la portiera.
Lei subito entra veloce e leggera,
svolazzante come una capinera
La macchina prosegue, affonda nella notte,
si lascia alle spalle la brutta strada
con le corsie interrotte.
Imbocca una traversa, va verso il cimitero.
Non ci sono lampioni. Intorno è tutto nero.

Lei guarda di sfuggita il guidatore.
Non che le importi molto: chiunque le va bene,
qualunque sia il sembiante,  purché, com'è ovvio,
sia fornito di ...  contante.
Lui non le chiede niente e lei niente risponde,
l'occhio però poggia adesso sul volante:
sobbalza impietrita: le mani che lo stringono
sono di una magrezza scheletrica.
Davvero impressionante!

Si gira assai stranita, sul sedile di dietro una falce sta poggiata,
quella che con morte è raffigurata.
Un dubbio ora l’assale, ha in gola una risata:
“chi sarà mai costui che ha rubato l' arnese di lavoro
a quel bieco personaggio, togliendogli il decoro?”
Si volta verso il tizio che intanto ha posteggiato:
“ci siamo forse visti prima? -chiede con simpatia-
Una di queste sere? O cominceremo adesso
a gustare insieme amore?”
Il tizio non si gira. Tiene nascosto il volto
dentro un grande cappello calato fino al collo
e risponde gentile alla matura pulla:
“no, non ci siamo mai visti in precedenza
perché a chi incontra me tempo più non avanza.
Stasera però voglio fare un' eccezione
Voglio provare amore come tutti i mortali
perché sono io che determino il loro essere tali.
La tua prestazione sarà da me apprezzata,
tranquilla: quella falce non sarà proprio usata”

Voce dall' oltretomba esce da quella bocca.
La pulla trema tutta dal terrore assalita,
finalmente ha capito chi se l'è caricata.
Ma intrepida riprende anche se è atterrita:
“come potrai toccare la pelle mia dato
che chi ti incontra ci rimette la sua?”
“L'eccezione mia cara consiste proprio in questo:
che io ti sfiori e ti ami senza esserti molesto.
Del resto tu capisci se depongo la falce
e vengo a te dappresso
è perché voglio toccarti ma...
non voglio il tuo decesso”.
"Questo mi rasserena.
Ma com'è che hai il denaro?"
Aggiunge lei sfrontata, ormai rassicurata.
"L'ho preso al tuo magnaccia,
un tipo che ho incontrato
Andava contromano sulla strada
e cosi l' ho falciato.
Sarai pagata bene: era carico d’oro,
tra tante eri tu il suo tesoro".

“La morte che va a puttane è proprio cosa strana
-pensa la pulla attonita mentre si alza la sottana-.
La morte cerca amore anche se prezzolato,
l' amore non vuol morte nemmeno se è acquistato.
Di lui io sono più forte, adesso lo capisco,
stretta tra le sue braccia quasi mi intenerisco.
Avverto che ha bisogno di un poco di calore:
anche là dove è morte resta atteso amore!”

TEMPO INCANTATO

TEMPO INCANTATO

E la tua immagine
fermerà il mio tempo.
Non lo dividerà
con te,
lo incanterà
sul nascere
del tuo sorriso.
Lo infilerà
come un biglietto
profumato
sotto la soglia
del tuo viso
Si, la tua immagine
fermerà il mio tempo
ed il mio  tempo
innamorato
carezzerà
il tuo viso


LA ZATTERA DELLA VERGOGNA




LA ZATTERA DELLA VERGOGNA

Ho messo la mia vergogna
su una zattera sgangherata,
poi l'ho varata:
adesso è in mare.
Solco con lei le onde
della paura e del dolore,
incrociando barconi
carichi di sudore
e morte.
La mia zattera oscilla
e si fa strada a stento
tra sagome veloci
a scomparire in fondo,
ad annaspare,
con acqua e grida in gola
e poi affondare.
Furono uomini?
Per chi?
Uomini si è sempre per qualcuno,
ma essi non trovarono nessuno.
Solo la mia vergogna non affonda,
là su quella zattera vagante,
mangia disperazione a fette
beve coscienza mendace
e non può darsi pace

DESIDERI ALL'AMO

DESIDERI ALL'AMO

Come quando andavamo
in cerca di lumache
per correre a pescare
sotto il sole.
Come quando solcavamo
il mare
sopra un guscio di noce
con la vela,
e gettavamo la lenza.
E divenivano immobili le onde
e immobili eravamo pur noi
nel silenzio
sotto la calura.
Abboccavano i giorni
ed il futuro
era preso all'amo
e i tuoi e i miei pensieri.
e i tuoi e i miei desideri.
Poi fu altro,
Il guscio non fu più di noce
ma di chiodi nervosi
e insanguinati.